venerdì 15 febbraio 2008

Tecnica dell'autocidio

La lotta autocida fonda i suoi presupposti sulla possibilita di ridurre la popolazione di inseti dannosi utilizzando la sterilizzazione di individui (maschi) da immettere nell'ambiente; questi maschi, conservano la loro potenzialità sessuale entrando in competizione con quelli fertili e accopiandosi con le femmine fanno deporre uova non feconde. Il successo di questo metodo è assicurato solo se si verificano le seguenti condizioni:
- possibilità di allevare gli insetti in quantità numerose;
- gli insetti devono essere molto mobili ed invadere l'ambiente;
- le femmine devono essere monogome;
- la superficie interessata dall'intervento deve essere tanto grande da rendere insignificata l'immigrazione di maschi fertile;
- gli insetti immessi nell'ambiente non devono creare danno alcuno;
- la densita dei lancidevono essere programati dopo aver fatto un censimento della popolazione da controllare; tale censimento viene eseguito soprattutto sulla popolazione di adulti attraverso l'uso di esche o attrattivi, sia utilizzando feromoni sessuali o sostanze sintetiche ad azione similare, sia, infine utilizzando un'attrazione di tipo cromotropico; la tecnica autocida, nel settore della difesa fitosanitaria, risultainteressante per il contrllo della mosca dell'olivo e della mosca della frutta.
La sterilizzazione degli insetti viene fatta in laboratorio mediante radiazioni ionizzanti oppure con sostanze chemisterilizzanti. Questi chemiosterilizzanti agiscono contro gli insetti per ingestione o per contatto provocando sterilitàagli insetti, i chemiosterilizzanti che ricordiamo sono:
- composti antimitoticiche impediscono la mitosi;
- composti antimetaboliti che inibiscono la sintesi;
- composti alchilanti che cambiano la struttura chimica di alcune proteine.
I chemiosterilizzanti possono essere utilizzati sia in laboratorio, per sterilizzare gli insetti da immetere nell'ambiente, sia direttamente nell'ambiente attuando particolari tecniche di attrzione degli insetti con attrattivi (feromoni o pareferomoni) in esche alimentari. Questa tecnica che consiste nella difficolta di allevare grandi masse di insetti da immettere negli ambienti.
In ogni caso i costi relativamente elevati del lancio di maschio sterili, e la tossicità dei chemiosterilizzanti, rappresentano ancor oggi dei fattori limitanti all'applicazione a vasto raggio della tecnica autocida.

La lotta biologica...

La lotta biologica è una tecnica che sfrutta i rapporti di antagonismo fra gli organismi viventi per contenere le popolazioni di quelli dannosi. Si applica in campo agroalimentare per la difesa delle colture, ma per estensione, si applica in qualsisi contesto dove si ha il bisogno del controllo della dinamica di popolazioni di qualsiasi organismo. La lotta biologica non abatte le popolazioni di un organismo dannoso, ma li tiene entro livelli da non costituire un danno, a differenza della lotta chimica, convenzionale, biotecnica. Le sue radici risalgono ai secoli XVII e XVIII con gli studi sulla biologia e l'etologia condotti dai naturalisti dell'epoca. Nel 1888 negli Stati Uniti d'America, ci fù il primo risultato di lotta biologica in California sugli agrumetti attaccati dalla Cocciniglia, dove venne introdotto un predatore di questa Coccinellide ed ebbe degli ottimi risultati.
I metodi sono: propagativo, inondativo, inoculativo, protettivo.
Il metodo propagativo, consiste nell'introduzione di uno o più nemici naturali del fitofago che si vuole combattere, importandoli dall'areale d'origine del fitofago. Il suo obbiettivo è quello di far acclimatare nel nuovo ambiente gli organismi ausialiari introdotti e riprodurre le condizioni che consentono una regolazione naturale della dinamica della popolazione del fitofago. Il metodo propagativo si può applicare con due differenti approci:
- introduzione di una sola specie antagonista;
- introduzione di più specie antagoniste.
Il metodo inondativo consiste nella liberazione di un elevato numero di esemplari di un predatore o parassitoide in modo tale da alterare sensibilmente i rapporti numerici fra le popolazioni del fitofago e quella dell'antagonista. Questo metodo presuppone la possibilitàche l'antagonista possa essere allevato e moltiplicato in un allevamento massale.
Il metodo inoculativo è il medoto più applicato nell'ambito della lotta biologica integrale. Consiste nella liberazione periodica di esemplari di una specie, autoctona o introdotta, già presente nell'ecosistema.
Il metodo protettivo consiste nell'usare alcune pratiche che hanno lo scopo di preservare la popolazione degli antagonisti naturali e favorire il potenziale biologico.
Le pratiche sono:
-ricorso al metodo inoculativo per sopperire alla carenza di ausiliari selvatici;
-ricorso ai trattamenti fitoiatrici ed elevata selettività allo scopo di ridurre l'impatto sull'altra pedofauna utile;
-la tutela della biodiversità con particolare riguardo verso le piante alle quali sono associati ospiti alternativi.

I feromoni. (aspetti generali)

I feromoni sono una sorta di messaggio rilasciato dalla secrezione degli organismi, feromone dall'inglese pheromone o ferormone dal greco pherein "trasportare" e hormon "eccitare" è il nome dato a sostanze chimiche, segnali attivi a basse concentrazioni, prodotte ed escrete in particolar modo da insetti, un esempio sono i feromoni sessuali che vengono scambiati per contatto o per stimolo olfattivo e che provocano interesse sessuale in un altro individuo.
I feromoni vengono distinti generalmente in quattro classi a seconda dell’effetto provocato:
Feromoni traccianti (trace) che rilasciati da un individuo vengono seguiti da appartenenti alla stessa specie come una traccia
Feromoni di allarme (alarm) che vengono emessi in situazioni di pericolo, inducendo un maggiore stato di vigilanza in quanti li captano
Feromoni innescanti o scatenanti (primer) che inducono nel ricevente modificazioni comportamentali e/o fisiologiche a lungo termine Feromoni liberatori o di segnalazione (releaser) che scatenano comportamenti di aggressione o di accoppiamento nell'animale che li capta.
Questi vengono usati contro gli organismi dannosi attraverso delle trappole, in tre modi:
La cattura massale, il monitoraggio e la confusione.
Per cattura massale si intende quella cattura effettuata attraverso l' ausilio delle trappole, a discapito degli organismi dannosi di sesso maschile, situate in zone strategiche del campo coltivato, e servono per ridurre l'attività riproduttive delle specie prese in considerazione. Invecie il monitoraggio consiste nel poter controllare le popolazioni dannose allo scopo di verificare il numero degli individui sotto la soglia, e in questa operazione programmare gli specifici trattatamenti di difesa. Questo lo si fà con trappole disposte sul fondo preso in considerazione. Infine per confusione si intende quell'azione che si effettua con il richiamo naturale emesso dalle femmine di quella detterminata specie, il quale viene coperto con un messaggio di sintesi, questo lo si fa per impendire il rapporto tra i due sessi.

Disorientamento sessuale

La tecnica del disorientamento consiste nella creazione di numerose tracce feromoniche predominanti in grado di competere con quelle rilasciate dalle femmine presenti, distraendo così i maschi nella loro ricerca. Le femmine vergini richiamano i maschi diffondendo lo specifico feromone. I diffusori emanano gli stessi feromoni delle femmine vergini e distraggono i maschi. La tempestiva e corretta installazione degli erogatori è fondamentale per il successo della lotta ai fitofagi.
Ampiezza del frutteto: la superficie degli appezzamenti da sottoporre a disorientamento deve essere preferibilmente superiore a 1 ettaro e con geometria regolare. La superficie minima non deve essere inferiore a 0,7/0,8 ettari e deve avere geometria regolare. Superfici ampie assicurano maggiori possibilità di successo.
Posizionamento dei diffusori: gli erogatori vanno posizionati soprattutto sul terzo superiore delle piante, curando l’uniformità della distribuzione. Nel caso esista una direzione dominante del vento è consigliabile allargare il bordo del frutteto investito per primo dal vento.
Durata dei diffusori: l’efficacia dei diffusori è influenzata dai parametri climatici, (temperatura, ventosità ed esposizione diretta ai raggi solari). In condizioni climatiche normali essa ha una durata che va dai 45 ai 60 giorni.
Numero di diffusori per ettaro: il numero minimo di diffusori necessari per ciascuna applicazione è 2000 per ettaro, (+ i bordi) per frutteti di grandi dimensioni, con geometria regolare, piante di media altezza (m 2-2, 5) e vigore, e con popolazioni dei fitofagi non elevate. Tale numero va aumentato a 2500-3000 e più per ettaro in base ad un’accurata anamnesi (popolazioni elevate, piante alte e vigorose, danni alla raccolta nell’anno precedente e dislocazione particolari del frutteto (vicinanza con magazzini della frutta, vegetazione spontanea, fonti luminose, venti dominanti).
Il monitoraggio nel disorientamento: il monitoraggio dev’essere molto accurato, in quanto nel disorientamento le trappole permangono attive e danno indicazioni sull’andamento del sistema. L’assenza di catture indica che persistono le condizioni di disorientamento. Il controllo delle trappole è molto importante e deve essere scrupoloso.
Verifica di efficacia nel disorientamento : le verifiche di efficacia nel disorientamento sono di due tipi:
a) Controllo delle trappole: l’assenza di catture nelle trappole indica che si verificano e persistono le condizioni di «disorientamento». Viceversa, catture, anche sporadiche, devono essere prese in seria considerazione e ne devono essere individuate le possibili cause (elevata pressione del fitofago, forti venti, esaurimento dei diffusori, ecc.) per decidere eventuali interventi.
b) Controllo dei frutti: l’assenza di catture nelle trappole è un’importante segnale di efficacia del
metodo, ma non sufficiente perché, in determinate condizioni, potrebbero ugualmente verificarsi delle ovideposizioni (es. per immigrazione di femmine già fecondate dai frutteti vicini o da eventuali zone non adeguatamente protette). È quindi necessario controllare periodicamente i frutti in diverse zone del frutteto.

La Lotta Biologica

La lotta biologica è una tecnica che sfrutta i rapporti di antagonismo fra gli organismi viventi per contenere le popolazioni di quelli dannosi. Questa tecnica si è evoluta a fini agronomici e in genere si applica in campo agroalimentare per la difesa delle colture e delle derrate alimentari, ma per estensione si può applicare in ogni contesto che richieda il controllo della dinamica di popolazione di un qualsiasi organismo.
Principi fondamentali
All'interno di ogni ecosistema, ogni specie è soggetta all'interazione con fattori di controllo, viventi o non, che regolano la dinamica della popolazione. Un ruolo non trascurabile è rappresentato dal controllo biologico da parte degli organismi viventi che con quella specie instaurano rapporti di antagonismo come la predazione, il parassitismo, la competizione interspecifica. I fattori biotici di controllo della popolazione di una determinata specie fanno parte integrante della capacità di reazione omeostatica di un ecosistema. In un ecosistema naturale, pertanto, le variazioni di popolazione di una specie inducono dinamici adattamenti dei componenti dell'ecosistema che interagiscono con la sua nicchia ecologica. Il risultato è una variazione ciclica che tende a contenere le pullulazioni e, nel contempo, a evitarne l'estinzione, a meno che non si verifichino nell'ambiente mutamenti tali che portano - in senso evolutivo o regressivo - ad un avvicendamento delle biocenosi.
Qualsiasi evento, applicato ad un agrosistema o altro sistema antropizzato, comporti il controllo di una specie dannosa da parte di un suo antagonista naturale può essere definito un mezzo di lotta biologica. La lotta biologica pertanto non è altro che l'applicazione di un modello di omeostasi in un sistema artificiale.
Per le sue prerogative la lotta biologica non abbatte la popolazione di un organismo dannoso, bensì la mantiene entro livelli tali da non costituire un danno. Questo aspetto differenzia nettamente la lotta biologica da altri mezzi di difesa, come ad esempio la lotta chimica convenzionale e la lotta biotecnica, nei quali si può anche contemplare l'azzeramento della popolazione dell'organismo dannoso. Ad esempio, l'impiego del Bacillus thuringiensis potrebbe essere interpretato come un mezzo di lotta biologica, in realtà ha prerogative che si avvicinano più alla lotta chimica che alla lotta biologica in quanto consiste in un intervento che si prefigge di abbattere la popolazione del fitofago indipendentemente dagli sviluppi successivi. Al contrario, l'inoculo di un predatore o di un parassitoide in un agrosistema, ai fini della sua acclimatazione, è da considerarsi un intervento di lotta biologica in quanto il meccanismo di controllo del fitofago si basa sull'evoluzione dinamica delle popolazioni secondo i modelli ecologici.

I feromoni

I feromoni sono sostanze prodotte da specifiche ghiandole esocrine.Questi consentono all’insetto di segnalare la sua presenza a insetti della stessa specie. I feromoni utilizzati in fitoiatria sono di tipo sessuale, cioè quelli emessi dalle femmine vergini per attirare i maschi e favorire l’accoppiamento riducendo i tempi d’incontro fra loro e velocizzare il ciclo produttivo.Nell’utilizzo dei feromoni ci sono due obbiettivi:* attrazione e cattura: per effettuare catture massali o di monitoraggio dei litofagi* disorientamento o confusione sessuale: per annullare o ridurre la possibilità di avvicinamento riproduttivo fra maschie femmine.
Feromone (dall'inglese pheromone) o ferormone (dal greco pherein "trasportare" e hormon "eccitare") è il nome dato a sostanze chimiche, segnali attivi a basse concentrazioni, prodotte ed escrete in particolar modo da insetti, che sono in grado di suscitare delle reazioni specifiche di tipo fisiologico e/o comportamentale in altri individui della stessa specie che vengono a contatto con esse.
Un esempio sono i feromoni sessuali che vengono scambiati per contatto o per stimolo olfattivo e che provocano interesse sessuale in un altro individuo.
I feromoni vengono distinti generalmente in quattro classi a seconda dell’effetto provocato:
feromoni traccianti (trace) che rilasciati da un individuo vengono seguiti da appartenenti alla stessa specie come una traccia ;
feromoni di allarme (alarm) che vengono emessi in situazioni di pericolo, inducendo un maggiore stato di vigilanza in quanto li captano ;
feromoni innescanti o scatenanti (primer) che inducono nel ricevente modificazioni comportamentali e/o fisiologiche a lungo termine ;
feromoni liberatori o di segnalazione (releaser) che scatenano comportamenti di aggressione o di accoppiamento nell'animale che li capta.

I feromoni sono molecole prodotte da diversi organi del corpo e vengono usate dagli animali per comunicare fra di loro. A questo scopo vengono espulse fuori del corpo in modo da potere essere recepite dagli altri individui.Non sempre i feromoni di un animale sono rivolti a individui della stessa specie. In effetti la funzione di queste molecole non è esclusivamente sessuale e ci sono numerosi esempi dello stesso feromone usato da diverse specie, anche per esempio da insetti e da mammiferi.
La produzione dei feromoni ha un costo energetico molto basso ed è il primo sistema usato da organismi viventi per comunicare tra di loro, come il senso chimico è stato il primo da loro usato per percepire il mondo esterno. Lo scopo della produzione di feromoni è di fare pervenire un messaggio a lunga distanza dove i segnali visivi o uditivi non sono sufficienti, o per rinforzarli.
L’interesse dei feromoni per lo studioso non risiede tanto nella loro composizione chimica quanto nella risposta comportamentale che scatenano.
Possiamo identificare tre tipi di feromoni a seconda della loro funzione e due modi di azione con i quali provocano una risposta.
Sono tre le funzioni che i feromoni prodotti possono avere verso i loro destinatari, anche se a volte un feromone ha più di un effetto. La prima è la funzione di identificazione, la seconda di allarme e la terza sessuale.
TRE TIPI DI FEROMONI
1.) I feromoni “firme olfattive” sono l’odore che permette alla madre bufala di riconoscere il suo piccolo in mezzo a migliaia di altri, ma anche alla madre umana di riconoscere dopo solo tre ore l’odore del suo bambino su una camicia in mezzo a dieci portate da altri neonati. Nello stesso modo le formiche, le api o le termiti si riconoscono grazie alla “firma olfattiva” che rivela la loro appartenenza ad una specifica famiglia sullo stesso territorio. Gli animali territoriali come i felini, i cani o i castori li disperdono sul proprio territorio per rivendicarne il possesso.2.) I feromoni di allarme sono prodotti e diffusi nell’aria spesso insieme a segnali visivi ed acustici in caso di pericolo o di ferita. Questi feromoni non avendo una funzione di identificazione individuale sono molto semplici di struttura. In effetti diverse specie producono lo stesso identico feromone di allarme e spesso diverse specie sullo stesso territorio hanno imparato a riconoscere il segnale di altri animali in modo di incrementare la loro possibilità di sopravvivenza.3.) I feromoni sessuali hanno la funzione di favorire la riproduzione, spesso permettendo di sincronizzare la fecondazione con l’ovulazione. E’ così per molti organismi marini, crostacei o pesci ma anche per i mammiferi. Al momento dell’ovulazione la femmina produce un feromone che scatena nel maschio la produzione di sperma o il comportamento sessuale. Per molti mammiferi, se non per tutti, cavalli, ovini, cani e tanti altri, il segnale olfattivo della femmina è quello che scatena la passione del maschio.
I feromoni utilizzati nella pratica fitoiatrica sono in genere quelli di tipo sessuale, cioè quelli emessi dalle femmine vergini di una determinata specie(prevalentemente Lepidotteri) per attirare i maschi cospecifici e favorire l'accoppiamento, riducendo i tempi di incontro fra i sessi e velocizzando il ciclo riproduttivo.Nell'utilizzo dei suddetti feromoni sono stati individuati due obiettivi opposti :
- attrazione e cattura, per effettuare catture massali o di monitoraggio dei fitofagi( maschi) in apposite trappole sessuali;
- disorientamento o confusione sessuale, per annullare o ridurre la possibilità di avvicinamento riproduttivo fra maschi e femmine.

La lotta biologica

Consiste nell'intervento mirato contro organismi dannosi alle colture etc.