venerdì 30 maggio 2008

L' 0livo - Le zone in cui si sviluppa.

L'olivo (Olea europea) è una pianta sempre verde, con longevità ultrasecolare, fa parte della famiglia Olacee, si sviluppa soprattutto nell’area Mediterranea come Spagna, Italia sud della Francia, Grecia, Tunisia, Marocco, Egitto, Libia, Libano, Cipro ecc; è si sta diffondendo anche negli USA soprattutto in California. In Italia è diffuso soprattutto nel Centro-Sud, Lazio Puglia, Sicilia, Sardegna, Calabria; ma viene prodotto anche in Liguria e nella zona del Lago di Garda. Questo ci fa pensare che l’olivo prediligi, per quanto riguarda le esigenze climatiche, i climi temperato-caldi, con precipitazioni non abbondanti, e non sopporta gli abbassamenti di temperatura repentini, però l’aspetto interessante dell’0livo e che sopporta la siccità, infatti quando la siccità si protrae per molti mesi la pianta reagisce in diversi metodi ad esempio: i germogli cessano di crescere, gli stomi contenuti nelle foglie si chiudono, non attuando cosi il processo di traspirazione fogliare, e l’acqua dalle olive (frutto) viene riassorbita. In questo modo la pianta riesce a superare indenne le lunghe siccità.
Le esigenze pedologiche dell’olivo, sono modeste. In generale l'olivo predilige terreni sciolti o di medio impasto, freschi e ben drenati. Vegeta bene anche su terreni grossolani o poco profondi, con rocciosità affiorante. Soffre invece nei terreni soggetti al ristagno. In merito alla fertilità chimica si adatta anche ai terreni poveri e con reazione lontana dalla neutralità (terreni acidi e terreni calcarei) fino a tollerare valori del pH di 8,5-9. Fra gli alberi da frutto è una delle specie più tolleranti alla salinità, pertanto può essere coltivato anche in prossimità dei litorali.

Le origini dell'olivo

La pianta dell'olivo ha origini antichissime, reperti archeologici del neolitico attestano l'uso di olive come alimento e presenza di olivi già in quello terziario. La coltivazione dell'olivo affonda le sue origini nel lontano Medio Oriente per poi svilupparsi in tutto il bacino del Mediterraneo. I primissimi frantoi, rinvenuti sia in Siria che in Palestina, risalgono intorno al 5000 a.C. La coltivazione dell'olivo è sicuramente attestata in siti archeologici databili al 3500 a.C. sotto forma di noccioli di grandi dimensioni e di numerosi carboni di legno d'olivo, usato per il fuoco o come materiale da costruzione. Talvolta questi resti sono presenti in aree semidesertiche dove l'olivo non avrebbe potuto crescere spontaneamente e quindi testimoniano dei primi sforzi umani per diffonderelacoltivazionedell'olivo. A Babilonia il medico era chiamato "asu", ovvero "conoscitore degli oli", il codice babilonese di Hammurabi regolava la produzione e il commercio dell'olio di oliva (datato 2500 a.c.). Intorno al 2300 a.C. gli Egiziani ornavano le tombe dei faraoni con rami d'olivo, simbolo di vita e di fecondità. Da reperti archeologici si apprende che in Egitto si commerciava l'olio prima della XIX dinastia. Molte popolazioni della Palestina erano dedite all'olivicoltura, ma quella più importante che ha lasciato resti di strutture, di grandi dimensioni, per la lavorazione dell'olivo, è la tribù dei Filistei. In Israele sono stati ritrovati mortai di pietra, datati anche al V millennio a.C., in cui le olive erano ridotte in pasta tramite la forza delle braccia, e sono stati ritrovati anche dei recipienti costituiti da rami d'olivi intrecciati e pietre sovrapposte, la cui forma ricorda l'attuale fiscolo in corda, utilizzato per pressare la pasta d'olive macinate.
Però e per merito dei Fenici e poi dei Cartaginesi, che la pianta dell'olivo approda in molti paesi del Mediterraneo, e anche in Italia; gli Etruschi possedevano già vaste piantagioni nell'Italia centro settentrionale, e a Roma nasceva un vero e proprio mercato dell’olive e oli, che con il suo impero lo trasmesse alle varie popolazioni del Mediterraneo conquistate, come ad esempio la Sardegna.
Ma in Sardegna la coltivazione dell’olivo ebbe la sua massima espansione grazie alla dominazione spagnola, per la quale fecero arrivare in Sardegna, da Palma di Maiorca, ben cinquanta maestri d'arte dell'innesto e della potatura dell'olivo. Ognuno di loro insegnò a vari allievi, e questi a loro volta ad altri. Con questo espediente, fece decollare in pochi anni la produzione di olio nella regione (gia attuata prima dai romani), fino ad arrivare ai nostri giorni, come settore trainante dell'economia Sarda.

L'olivo

La pianta dell'olivo è uno degli elementi più caratteristici dell'ambiente mediterraneo. Anticamente veniva considerata come un simbolo di pace, di trionfo, di vittoria, d'onore, ed il suo frutto era principalmente utilizzato per riti e cerimonie di purificazione; l'oliva veniva usata come prezioso e utile alimento.
L'olio estratto dalle olive poteva essere impiegato come alimento e anche come unguento e come olio per lampade; in medicina gli unguenti venivano applicati sul corpo oppure anche assunti come dei veri e propri medicinali.

martedì 27 maggio 2008

La vite - Le malattie: la Peronospora (Plasmopara viticola)

La Peronospora della vite è causata dalla Plasmopara viticola, fungo originario del Nord America. La maggior parte delle viti americane hanno acquisito nei millenni una notevole resistenza al parassita, le viti europee ne sono a tutt’oggi estremamente soggette. Alla fine del secolo scorso la Peronospora fu causa di gravi danni, tali da provocare in molti casi l’abbandono della coltura. Questa malattia colpisce tutti gli organi verdi della pianta; sulle foglie più giovani compaiono delle macchie sui vari punti del lembo (macchie d’olio), sulle foglie più vecchie genera delle piccole macchie a mosaico e nella pagina inferiore compare una muffa bianco - grigiastra. I danni più gravi sono prodotti dagli attacchi ai grappoli; gli acini assumono un colore bruno – rossastro e avvizziscono. Infezioni particolarmente intense sono da attendersi al termine d’inverni molto piovosi. Una cura efficace è un miscuglio fatto di solfato di rame e calce, tale miscuglio viene chiamato poltiglia bordolese.

La vite - Le malattie: Oidio o Mal bianco (Uncinola necatrix)

Questa malattia, come la Peronospora, fu importata dal Continente americano. Fece la sua prima apparizione in alcune serre inglesi e quindi dilagò rapidamente in tutta Europa. Si manifesta sulle viti sin dalla ripresa vegetativa ricoprendo completamente con la caratteristica patina biancastra interi germogli. Il Mal bianco ha conseguenze particolarmente gravi sugli acini determinando l’arresto dello sviluppo dell’epidermide e la conseguente spaccatura dell’acino. Come prevenzione si usa lo zolfo; esistono anche prodotti di sintesi per combattere l'oidio (fitofarmaci sistemici e citotropici).

La vite - Le malattie: la muffa grigia (Botrytis cinerea)

Il fungo Botrytis cinerea, responsabile della muffa grigia sulla vite, trova le condizioni migliori per il suo sviluppo in primavera, con temperature medie, abbondante umidità e piogge prolungate. Sulle foglie della vite i danni consistono in macchie brune, non di rado ricoperte dalla tipica muffa grigia. Verso il mese di giugno il fungo colpisce, apparentemente senza causare danni, le parti del grappolo che sono in fioritura. Questo periodo è invece il più pericoloso, perché, in seguito all’ingrossamento degli acini, il fungo presente all’interno del grappolo troverà poi, le condizioni ottimali di crescita fino a provocare gravi marciumi. Si ritiene che le infezioni siano possibili quando la superficie del grappolo rimane ricoperta da un velo d’acqua per almeno 15 ore.

La vite - Le malattie: il Mal dell'esca (Fomes ignarius)

Malattia della vite causata da un fungo, il Fomes ignarius. Le infezioni di questo fungo si verificano a partire dalle ferite di potatura o, più eccezionalmente, dall'innesto. Il fungo si sviluppa nel legno, all'interno del ceppo, provocando imbrunimenti e carie. In casi particolarmente gravi, il Mal dell'esca può provocare delle alterazioni sugli acini e dei graduali disseccamenti fogliari. Si previene effettuando i tagli di potatura in senso obliquo in modo da evitare il ristagno dell'acqua piovana facilitandone lo scorrimento.

La vite - le malattie: Ragnetto rosso dei fruttiferi (Panonychus ulmi)

Questo fitofago sulla vite è poco tollerato, in quanto è sufficiente qualche ragnetto per provocare la tipica bronzatura sulle foglie. Lo svernamento del ragnetto rosso avviene sulla rugosità della corteccia all’interno di uova di colore rosso e a forma di cipolla. Verso aprile, con l'aumento della temperatura, dalle uova fuoriescono le prime larve che si portano sulle giovani foglie succhiandone la linfa; in breve tempo queste assumono una colorazione bronzata ed una consistenza cartacea. In un anno si susseguono circa dalle sette alle nove generazioni.

La vite-Le malattie : L'Erinosi (Eriophyes vitis)

Questo piccolissimo Acaro punge la foglia provocando delle bollosità sulla pagina superiore a cui corrisponde, in quella inferiore, un feltro di peli bianchi fra i quali si ripara.
Raramente è dannoso e si nota solo nelle prime fasi di vegetazione.

La vite-Le malattie : La Filossera (Phylloxera vastatrix)

Afide originario dell’America, è stato introdotto in Europa nel 1869 ed ha costituito in passato un vero flagello per la nostra viticoltura. Sulla vite americana la Filossera formava sulle foglie delle “galle”, entro la quale si sviluppava la prole. Parte della prole rimaneva sulle foglie, mentre il rimanente attaccava le radici creando nodosità. Sulla vite europea, invece, fallisce il tentativo delle femmine di formare galle sulle foglie, perciò il ciclo si riduceva ad una serie di generazioni viventi sulle radici che ben presto marcivano facendo morire la pianta. Il problema della Filossera fu brillantemente risolto mediante l’innesto della vite europea su portainnesto americano.