venerdì 30 maggio 2008

Le origini dell'olivo

La pianta dell'olivo ha origini antichissime, reperti archeologici del neolitico attestano l'uso di olive come alimento e presenza di olivi già in quello terziario. La coltivazione dell'olivo affonda le sue origini nel lontano Medio Oriente per poi svilupparsi in tutto il bacino del Mediterraneo. I primissimi frantoi, rinvenuti sia in Siria che in Palestina, risalgono intorno al 5000 a.C. La coltivazione dell'olivo è sicuramente attestata in siti archeologici databili al 3500 a.C. sotto forma di noccioli di grandi dimensioni e di numerosi carboni di legno d'olivo, usato per il fuoco o come materiale da costruzione. Talvolta questi resti sono presenti in aree semidesertiche dove l'olivo non avrebbe potuto crescere spontaneamente e quindi testimoniano dei primi sforzi umani per diffonderelacoltivazionedell'olivo. A Babilonia il medico era chiamato "asu", ovvero "conoscitore degli oli", il codice babilonese di Hammurabi regolava la produzione e il commercio dell'olio di oliva (datato 2500 a.c.). Intorno al 2300 a.C. gli Egiziani ornavano le tombe dei faraoni con rami d'olivo, simbolo di vita e di fecondità. Da reperti archeologici si apprende che in Egitto si commerciava l'olio prima della XIX dinastia. Molte popolazioni della Palestina erano dedite all'olivicoltura, ma quella più importante che ha lasciato resti di strutture, di grandi dimensioni, per la lavorazione dell'olivo, è la tribù dei Filistei. In Israele sono stati ritrovati mortai di pietra, datati anche al V millennio a.C., in cui le olive erano ridotte in pasta tramite la forza delle braccia, e sono stati ritrovati anche dei recipienti costituiti da rami d'olivi intrecciati e pietre sovrapposte, la cui forma ricorda l'attuale fiscolo in corda, utilizzato per pressare la pasta d'olive macinate.
Però e per merito dei Fenici e poi dei Cartaginesi, che la pianta dell'olivo approda in molti paesi del Mediterraneo, e anche in Italia; gli Etruschi possedevano già vaste piantagioni nell'Italia centro settentrionale, e a Roma nasceva un vero e proprio mercato dell’olive e oli, che con il suo impero lo trasmesse alle varie popolazioni del Mediterraneo conquistate, come ad esempio la Sardegna.
Ma in Sardegna la coltivazione dell’olivo ebbe la sua massima espansione grazie alla dominazione spagnola, per la quale fecero arrivare in Sardegna, da Palma di Maiorca, ben cinquanta maestri d'arte dell'innesto e della potatura dell'olivo. Ognuno di loro insegnò a vari allievi, e questi a loro volta ad altri. Con questo espediente, fece decollare in pochi anni la produzione di olio nella regione (gia attuata prima dai romani), fino ad arrivare ai nostri giorni, come settore trainante dell'economia Sarda.