Classificazione, origine e diffusione
Divisione: Spermatophyta
Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione: Angiosperma
Classe: Dicotyledones
Famiglia: Fagaceae
La Sughera o Quercia da sughero è originaria del bacino del Mediterraneo. In Italia si trovano sugherete in Sicilia, Lazio, bassa Toscana e soprattutto in Sardegna.
La Sughera o Quercia da sughero è originaria del bacino del Mediterraneo. In Italia si trovano sugherete in Sicilia, Lazio, bassa Toscana e soprattutto in Sardegna.
Caratteristiche generali
Dimensione e portamento: Quercia sempreverde che può raggiungere i 20 metri d'altezza, con chioma di colore verde-grigiastro. Tronco e cortecciaIl tronco diventa presto sinuoso e si riveste di una corteccia molto caratteristica, spessa molti centimetri, grigiastra, che si stacca facilmente in grossi blocchi pesanti. A ogni distacco la nuova scorza sottostante si presenta di colore bruno rossastro, spesso quasi rossastra. Foglie semipersistenti, semplici a lamina coriacea (come il leccio), ovoidali, con margine dentato e spinoso. Strutture riproduttivePianta monoica a fiori unisessuali; le ghiande sono ovoidali lunghe 2-3 cm e cupola con squame in rilievo.
Usi
La corteccia della Sughera (che si stacca facilmente in grossi blocchi) viene utilizzata per la fabbricazione dei turaccioli e come materiale isolante nell'edilizia.
Il sughero
E' un tessuto vegetale formato da microcellule morte, generalmente di forma poliedrica di 14 lati, addossate le une alle altre e con spazi intercellulari. totalmente riempiti di un miscuglio gassoso quasi identico a quello dell'aria. Il parenchima sugheroso è molto omogeneo, perché praticamente non è costituito che da membrane cellulari senza apertura. Sebbene aderente all'albero il sughero è formato da cellule morte. La cellula del sughero presenta una quantità minima di materia solida e una massima di gas, essenzialmente l'aria dell'atmosfera, senza però il gas carbonico. Gli strati intercellulari sono in numero di 5: due sono in cellulosa e rivestono le camere cellulari riempite d'aria: due altri in materia dura e impermeabile all’acqua (Suberina e cera): il quinto è legnoso, e conferisce la struttura e la rigidità. Per avere un'idea della taglia delle cellule del sughero, è sufficiente ricordare che un centimetro cubo di parenchima sugheroso ne contiene circa 40 milioni. Di solito esse sono esagonali e la loro forma è quella di un solido irregolare di 14 facce. Il diametro è ineguale ed oscilla dal 10 al 50 micron; predominano quelle che hanno un diametro compreso tra i 30 e i 40 micron. Tale ineguaglianza sia nello spessore che nella taglia e nel diametro cellulare che costituisce il parenchima sugheroso, interferisce su alcune proprietà meccaniche e fisiche del sughero, specialmente sulla comprimibilità ed elasticità. A partire dal 1942 tutti gli elementi chimici che compongono il sughero vengono estratti perché sempre più utilizzati nelle industrie la composizione è: 45% di suberina, 27% di lignina, 12% di cellulosa e polizuccherine, 6% di tannino, 5% di cereoleina, 5% di cenere e prodotti diversi. Il sughero viene saponificato dagli alcali forti e disgregato dall’acido nitroso e dagli alogeni.
F. Piras, Tempio e Calangianus nell'economia subericola sarda"
Dono senza pari della terra, la cui presenza protettrice e miracolosa genera un'attività economica tradizionale. Albero antico, detentore della memoria degli uomini e testimone del loro lavoro, la sua ombra si estende su luoghi dal paesaggio immutabile, partecipe dei silenziosi movimenti che accompagnano l'armonia dei declivi più dolci, delle pianure più isolate che si offrono al sole del Sud.
In ciò risiede la sua grandezza. Tutto in esso si rivela di un'utilità totale, singolare, creativa, ed esso contribuisce così alla storia degli oggetti più comuni. Per questa ragione è un albero che partecipa alla storia d'un territorio che va dalla punta sud occidentale dell'Europa, di là partendo per luoghi distanti, ambasciatore di un sapore antico, secolare, oggi necessario allo sviluppo di un'arte difficile ed esigente. Tutto ciò trova il suo prolungamento in un lavoro unico e singolare : la lavorazione del sughero. Questo richiede una conoscenza di tecniche e un'esperienza profondamente radicata nella memoria sarda della parte nord‑orientale dell'isola, come il prelievo, la preparazione e la trasformazione del sughero.
ngianus e e Si tratta dì un sapere raro, acuto ed emozionante, per la maniera con cui perdura e accompagna la vita dì generazioni intere, che hanno imparato ad apprezzare, al contatto della terra, il sapore di una relazione di rispetto e dì compagnia
La superficie mondiale dì quercia da sughero è stimata in 2, 2 milioni di ettari. La quercia da sughero cresce nel terreni sabbiosi decalcificati che abbiano un minimo, contenuto di azoto e fosforo, ma ricco di potassio con un PH fra il 5 ed il 6%. Il livello ideale dì precipitazioni è da 400 a 800 millimetri, la temperatura non deve mai essere inferiore a 5° c. e l’altitudine deve situarsi tra 600 e 800 metri.
il tronco della quercia.
E' a partire dal sughero che si stabilisce un'attività economica d'importanza vitale, con molteplici applicazioni : industrie ed attività produttive diversificate. Si dà il nome di sughero al parenchima sugheroso, cioè alla corteccia della quercia da sughero , un albero della famiglia delle fagacee caratteristica della regione del mediterraneo occidentale. La quercia da sughero cresce nella parte occidentale del bacino mediterraneo, sia nel Nord dell'Africa ( Marocco, Algeria, Tunisia ), nel Sud della Francia ( in particolare in Corsica),in Italia ( Sardegna, Sicilia e Toscana), in Spagna e Portogallo.
Questo insieme di condizioni si incontra, a differenti gradi su di una stretta fascia del litorale mediterraneo occidentale. La quercia è un albero che risale all’ Era terziaria, precisamente all’Oligocene, ossia dalla costituzione del grande bacino mediterraneo. Esistente, secondo alcuni, da più di 60 milioni di anni, rappresenta la flora europea a partire da quel periodo geologico. E’ probabile che il suo centro di diffusione sia stato la regione attualmente coperta dal Mar Tirreno e che la migrazione sia stata fatta attraverso la Cordigliera che, nel Miocene, univa le terre oggi sommerse dal Mar Egeo con la penisola Iberica. Come già detto, la quercia è una pianta della famiglia delle Fagacee, alla quale appartengono alcuni vegetali arborei come il castagno e il faggio. In seno a questa famiglia, essa fa parte del genere quercus, che comprende più di 600 specie, di cui la quercia è la specie tipo e presenta un grande interesse economico. La più importante fra loro è la quercia suber, la sola che produca sughero, poiché nessun’altra pianta produce una scorza così grossa e così resistente.
I LEPIDOTTERI DEFOGLIATORI.
I Lepidotteri defogliatori si nutrono di parti verdi della pianta e costituiscono un serio problema soprattutto nei periodi in cui le infestazioni raggiungono dimensioni rilevanti. La perdita delle foglie comporta una riduzione dell’attività fotosintetica con conseguente alterazione delle normali condizioni fisiologiche. Attacchi di forte intensità che si ripetono per più anni possono compromettere l’accrescimento delle giovani piante, mentre le piante adulte di solito reagiscono con più facilità emettendo delle nuove foglie durante la stagione vegetativa e recuperando gradualmente la propria funzionalità. I casi di epidemia di questi insetti sono da imputare essenzialmente ad una serie di fattori che influiscono sulla sopravvivenza delle popolazioni e di conseguenza sulla frequenza delle infestazioni (es. il clima, malattie, la mancanza di predatori ect). Gli studi compiuti fino ad ora hanno permesso di campionare la presenza nelle sugherete, di oltre 300 specie di insetti, di cui circa 34 legate strettamente alla quercia da sughero. Le specie che rivestono una particolare importanza fitopatologia sono essenzialmente la Lymantria dispar L. (Limantride), il Malacosoma neustria L. (Lasiocampide), la Tortrix viridana L. (Tortricide) e l’Euproctis chrysorrhoea L. (Crisorrea). I danni provocati da queste specie possono portare alla completa defogliazione di intere aree forestali. La Limantria e il Bombice gallonato sono le uniche specie di Lepidotteri presenti in Sardegna in grado di determinare, ad intervelli di tempo più o meno regolari, intense ed estese defogliazioni. I Lepidotteri defogliatori non sono dannosi per la salute umana ed un eventuale uso di prodotti chimici deve essere valutato con estrema cautela, in quanto potrebbe interferire negativamente sugli equilibri biologici esistenti, distruggendo non solo i Lepidotteri ma anche buona parte dell'entomofauna forestale. Tecniche rispettose dell’ambiente e dell’equilibrio dei boschi, quali la lotta biologica, microbiologica e biotecnica, avvalendosi di batteri, funghi, virus, protozoi e nematodi, alcuni dei quali riprodotti in laboratorio, si sono rivelate utili nel risolvere il problema. Attualmente in Italia, solo nelle foreste, è consentito l’uso di alcuni formulati a base del batterio Bacillus Thuringiensis che consentendo di effettuare una selezione mirata risulta poco nocivo ai cosidetti insetti utili.